Chat GPT: a chi appartengono i diritti di ciò che viene generato?

Chat GPT, cos’è

Chat GPT è sulla bocca di tutti coloro che operano sul web. Pensate che dal giorno di rilascio questo sistema ha raggiunto il milione di utenti nel giro di 5 giorni. Cifre da brividi se si pensa che Facebook ci ha messo 10 mesi e Netflix addirittura 3 anni per raggiungere gli stessi numeri.

Ma cos’è effettivamente Chat GPT?

Si tratta di un modello di intelligenza artificiale creato dalla società OpenAI e appartenente alla famiglia dei modelli GPT-3 (Generative Pre-trained Transform 3) in grado di generare dialoghi che imitano le interazioni fra esseri umani. Questi programmi si servono del Natural Language Processing (NLP), il cui impiego è stato pensato principalmente per fornire assistenza online ai clienti in diverse piattaforme.

Ma proprio questo hype per chat GPT e il suo largo utilizzo tra gli utenti comporta cautele nel suo utilizzo a causa dei rischi connessi specialmente da un punto di vista legale. 

Noi ci siamo chiesti infatti quali siano i risvolti in tema Privacy e proprietà intellettuale.

Vediamoli assieme.

Partiamo col dire che vista la novità di questo strumento non ci sono delle norme specifiche, per questo occorre valutare quali, tra quelle esistenti, possano trovare applicazione nel concreto.

Timbro "copyright" su carta bianca
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Chat GPT e proprietà intellettuale

A chi appartengono i testi?

Un primo problema da porsi è capire a chi possa essere attribuibile il diritto d’autore e i diritti connessi sul materiale generato da chat gpt.

Per dare una risposta occorre ricordare anzitutto che il diritto d’autore, così come previsto dall’art.1 della legge sul diritto d’autore 633/1941, protegge le opere di ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione.

Anche i testi, le immagini e, più in generale, gli elaborati creati con Chat Gpt rientrano tra quelli appena indicati.

Otre a questo va detto che il diritto d’autore, per sorgere non necessità di particolari adempimenti, come ad esempio accade per i marchi e per i brevetti, che vanno registrati ma sorge nel momento stesso in cui la persona ha creato l’opera, senza ulteriori attività.

Ecco che quindi il diritto d’autore sorge in capo ad una persona fisica che ha creato che particolare elaborato.

Partendo da questo assunto siamo di fronte già al primo problema: è possibile attribuire il diritto d’autore ad una intelligenza artificiale?

Rispondere a questa domanda è complesso ma tuttavia è fondamentale per comprendere chi possa vantare diritti in merito a ciò che viene creato.

Non per nulla, sul tema, si sono già espresse diverse corti Nord Americane, rigettando le richieste di di riconoscimento del diritto d’autore di aziende titolari di sistemi di intelligenza artificiale contro gli utilizzatori delle stesse, sul presupposto che per l’appunto, il diritto d’autore sia, per antonomasia, un diritto attribuibile ad una persona e non ad un sistema di AI.

Ma se questo riguarda il diritto d’autore, cioè il diritto di essere riconosciuti creatori dell’opera, diverso è il discorso in relazione ai diritti connessi, di sfruttamento economico dell’opera stessa.

Per capire se gli elaborati siano liberamente utilizzabili occorre leggere i Termini e Condizioni di OpenAI nei quali troviamo che: “OpenAI cede all’utente tutti i propri diritti, titoli e interessi relativi all’Output. OpenAI può utilizzare i Contenuti come necessario per fornire e mantenere i Servizi, rispettare la legge applicabile e applicare le nostre politiche”. 


Da ciò capiamo che tutti i contenuti generati da Chat GPT potranno essere utilizzati dall’utente che li crea. Questo perché vengono attribuiti direttamente all’utilizzatore tutti i diritti di sfruttamento economico con la conseguenza che le opere potranno essere utilizzate liberamente, anche per scopi commerciali.

Ma andiamo avanti a leggere la Policy: “L’utente è responsabile dei Contenuti, anche per quanto riguarda la garanzia che non violino alcuna legge applicabile o i presenti Termini.” 

Ecco ciò che non deve essere assolutamente sottovalutato: chi vuol sfruttare commercialmente gli elaborati generati dal sistema, è tenuto a verificare se questi violino il diritto d’autore o copyright di terzi o se siano, in qualche modo contrari a normative vigenti.

Questo può essere dovuto dal fatto che quanto generato da Chat Gpt parte già da informazioni che sono state immesse nel suo database. Quelle informazioni, quei testi, potrebbero essere coperte da copyright ed ecco che anche le rielaborazioni di quei testi non sarebbero a norma. 

Va quindi fatta estrema attenzione su questo aspetto perché la responsabilità rimane in capo all’utilizzatore. 

Quindi, riassumendo, ciò che viene generato dal sistema di chat GPT è liberamente utilizzabile, ma sta al fruitore del servizio verificare se quel materiale viola i diritti di terzi o fonti normative.

Va anche detto che ultime dichiarazioni ufficiali da parte di OpenAI assicurano che il database a disposizione di Chat GPT sia completamente libero da Copyright e quindi non dovrebbe comportare problemi da questo punto di vista.

Ad oggi quindi, il problema riguardante la questione riguardante il diritto d’autore è abbastanza chiara anche se comunque occorre sempre verificare la legittimità di quanto creato.

Certamente, nel futuro, ci potrebbero essere degli interventi specifici in materia da parte del legislatore, ed infatti sia Stati Uniti che UE stanno intervenendo con due provvedimenti legislativi sul tema specifico, ma è troppo presto per parlarne.

tre persone in piedi che reggono cartelli a forma di nuvole davanti la testa. Su due sono rappresentati lucchetti, su un altro la scritta "security"
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Chat GPT e Privacy

Un’altra criticità riguarda il tema della Privacy. Al momento non viene indicata nessuna Privacy Policy, se non quella richiamata dai Termini e condizioni del sistema, ma dato che la legge applicata è quella Californiana, sicuramente il tema Privacy sarà un tema caldo su cui discutere.

Pensiamo infatti ai dati personali che possono essere inseriti dagli utenti come un indirizzo IP, un numero di telefono, un nome e cognome, una mail e così via… come vengono trattati questi dati? Vengono immagazzinati? Vengono utilizzati a fini statistici? Vengono comunicati a terzi?

L’informativa sul Trattamento dati è uno dei punti cardine principali del GDPR, che richiede di comunicare al titolare ogni informazione in merito all’utilizzo dei suoi dati personali.

Pensiamo ad esempio all’accesso a quei dati o alla richiesta di cancellazione da parte del titolare facoltà garantite dal GDPR. Sarà possibile esercitare questi diritti da parte degli utilizzatori Europei?

Oppure riflettiamo anche sui contenuti che potrebbero essere conservati dall’Intelligenza Artificiale in merito a temi particolarmente sensibili come quelli legati alla salute, alla politica all’orientamento sessuale e così via. Chat Gpt potrebbe acquisire un’infinita fonte di dati senza informare l’utente di come verranno trattati, se verranno riutilizzati per migliorare l’intelligenza artificiale o produrre ulteriori elaborati o se verranno ceduti a terzi.

Questi sono solo alcuni temi caldi ma che possono comportare a tutti gli effetti un illecito da parte di Chat GPT verso gli utenti Europei. 

Chat GPT e Garante Privacy

Proprio da questo punto di vista il Garante italiano è intervenuto con un provvedimento contro Chat GPT che è finita sotto l’occhio del ciclone a causa di un data breach avvenuto lo scorso 20 di marzo. 

In particolare L’Autorità ha rilevato:

  • la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI;
  • l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione di dati personali, utilizzati per allenare l’algoritmo;
  • la mancata corrispondenza tra quanto elaborato e il dato reale che determina un trattamento di dati personali incorretto (nel senso che spesso le informazioni fornite non sono corrette e sono inesatte ad esempio potrebbe essere attribuita una attività a qualcuno che non l’ha compiuta e così via);
  • l’assenza di alcuna verifica dell’età degli utenti minori nonostante il servizio sia previsto per maggiori di 13 (questo problema riguarda in particolare i temi che possono essere trattati e le risposte che vengono elaborate le quali appaiono “assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza”.

Per queste ragioni il Garante ha disposto l’immediata interruzione del trattamento dei dati degli utenti italiani e ha concesso 20 giorni di tempo a OpenAI, per rendersi a norma del GDPR pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.

Per tutta risposta la società titolare di CHAT GPT ha reso inutilizzabile il servizio per gli utenti italiani, pur non essendo stata richiesta una esclusione totale, ma si è resa disponibile al dialogo e ha iniziato a collaborare col Garante italiano in modo da rendersi, finalmente, Compliant.

Nel frattempo la maggior parte degli utenti italiani, stanno continuando ad utilizzare l’IA tramite una VPN che permette di geolocalizzarsi all’estero. D’altronde il progresso fatica ad essere fermato…

Conclusioni

In conclusione, l’utilizzo dell’Intelligenza artificiale ci proietta verso uno step successivo dell’uso della tecnologia. Ogni avanzamento tecnologico però comporta delle riflessioni e delle criticità anche in ambito legale. In questo articolo abbiamo già visto alcuni temi molto importanti come Copyright e Privacy che già comportano grandi discussioni, di difficile risoluzione.

È chiaro che siamo in una fase di transizione e che, nel prossimo futuro, ci sarà l’intervento dei legislatori (e anche dei poteri politici) al fine di creare una base normativa comune che possa essere applicabile anche a questo tema che, sempre più, entrerà a far parte del nostro quotidiano.