Chi di noi non conosce “La casa di carta”?
Per i pochi che ne fossero ancora allo scuro, si tratta di una delle serie TV di maggior successo lanciate da Netflix, che vede come protagonista una banda di ladri un po’ alternativa.
Alternativa non tanto per l’obiettivo (rapinare una banca, un classico), quanto per l’abito di scena: ognuno di loro, infatti, indossa la stessa identica tuta rossa e la medesima maschera del famoso pittore Salvador Dalí, con la risultanza di essere indistinguibili…se non fosse per i nomi, di fantasia, associati a metropoli del calibro di Tokio, Berlino, Mosca, Nairobi e Rio, tra le altre.
Come è logico aspettarsi, il merchandising legato alla serie TV ha generato milioni e milioni di introiti, tanto che è ormai possibile trovare t-shirt a tema, maschere e persino la tuta rossa indossata per effettuare il colpo.
Ma cosa c’entra tutto questo con Amazon?
Merchandising ufficiale e prodotti non ufficiali
Beh, come ogni prodotto coperto da copyright, anche il merchandising de “La casa di carta” è tutelato dalle norme sulla proprietà intellettuale.
Di conseguenza, nessuno può vendere prodotti ufficiali ad essa associati, se non provvisto delle necessarie autorizzazioni concesse da chi ne detiene i diritti.
Non solo. Non è possibile neanche vendere maschere di Salvador Dalí, utilizzando nel titolo o nei bullet points nomi quali Tokio, Mosca, Rio, il Professore e così via.
È proprio uno dei caso con cui ho avuto a che fare ultimamente.
In particolare, il seller in questione offriva da diversi anni le maschere del famoso pittore, ma nell’ultimo periodo aveva pensato di aggiungere nel titolo i nomi di alcune delle città sopra menzionate per meglio indicizzare la pagina prodotto.
Il problema è che quei prodotti venivano accostati a “La casa di carta” senza averne diritto, traendo così in inganno l’acquirente, che si aspettava di acquistare prodotti riconducibili al brand.
A tal proposito, sapevi che esistono società incaricate di monitorare appositamente la presenza sul web di questo tipo di violazioni?
Ed è proprio quello che è successo al mio cliente.
Amazon Seller vs La casa di carta
Chi si occupa di tutelare i diritti di copyright del brand “La casa di carta” ha provveduto a segnalare la violazione posta in essere ad Amazon, che dal canto suo ha dato 17 giorni di tempo per dimostrare che i prodotti fossero originali. Naturalmente si trattava di una prova impossibile da fornire perché, per l’appunto, gli stessi non lo erano, né avevano la pretesa di esserlo.
Abbiamo quindi agito contattando sia “La casa di carta”, che Amazon. Con quali risultati?
Se la prima ci ha ringraziato del nostro “interessamento” alla serie TV, informandoci al contempo che non avrebbe proceduto a rimuovere la segnalazione, il colosso dell’eCommerce ha dapprima richiesto e poi rifiutato il nostro piano d’azione, disattivando l’account Seller Central.
Perché è successo questo?
In questi casi, per evitare di incorrere nella disattivazione, è molto utile che la parte lesa rimuova la segnalazione e che perdoni in qualche modo l’errore commesso.
Se questo non succede (ed è molto raro che accada), la disattivazione è praticamente certa.
Violazione del copyright e account Amazon disattivato: quando il Piano d’Azione è l’unica via di salvezza
Tuttavia non ci siamo persi d’animo. Abbiamo continuato a lavorare sul piano d’azione e ci siamo concentrati sulle richieste avanzate da Amazon, visto che “La casa di carta” sembrava ignorare le nostre comunicazioni. Nonostante anche il secondo ricorso fosse stato respinto, abbiamo tenuto duro, modificato la forma e aggiunto qualche particolare fin quando, al terzo piano d’azione inviato, l’account è stato finalmente sbloccato!
Cosa possiamo imparare da questa vicenda?
Senza dubbio è bene evitare di andar contro, volontariamente o involontariamente, gli interessi di veri e propri colossi, che generalmente si mostrano irremovibili sulla possibilità di revocare le segnalazioni.
In secondo luogo, abbiamo avuto conferma, una volta di più, che con Amazon è sempre bene perseverare e mai gettare la spugna; diversamente, tanti risultati come questo non arriverebbero mai.
Infine, se la banda del professore questa volta è stata battuta, non è detto che alla prossima occasione l’esito sarà lo stesso. Quindi occhio a non commettere gli stessi errori!
Consulenza per violazione della policy Amazon e redazione del Piano d’Azione
Il mio team ed io adottiamo proprio la filosofia del non arrendersi mai, ed anche questa volta abbiamo avuto ragione.
Spesso ci capita di lavorare anche sul morale dei seller che, comprensibilmente, possono essere stanchi e sfiduciati nel combattere una guerra con un gigante come Amazon.
Ma è una vera e propria lotta di nervi, bisogna resistere. È così che riusciamo a far sbloccare account fermi anche da 6 mesi o più: si cambia tattica e angolo di comunicazione, ma l’obiettivo non cambia.
Mai gettare la spugna, questa è la prima regola del nostro lavoro!